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da galina e ‘l decòt da cantina. Un’iperbole popolare toc-
cava perfino il tema sacro della risurrezione: Al fiól da
la gamba stòrta (metafora per la vite) al g’à fac guarì zent
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che l’era morta. Tenere nella riserva di casa una buona
scorta di vino poteva rassicurare contro evenienze ne-
gative: pa, vi e sòche e se ‘l vól fiucà che ‘l fiòche dicevano
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i nostri contadini; e anche: Scarpa larga e bicer pié, e töt al
munt cuma ca ‘l vé. 10
Una serie di detti consideravano il vino un buon
alleato e un sostegno per tutto l’arco dell’esistenza
umana: un detto lo considerava persino un ricosti-
tuente per i primi anni di vita, Lac e vi i fa ‘l bel bagaì, 11
oppure una sponda sicura alle prime avvisaglie della
piena maturità, Quant al caèl al ciàpa ‘l grizì, làsa le dóne
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e tàchet a vi; si addiceva, poi, in particolare, alla condi-
zione di vecchiaia, considerata bisognosa, più che di
elementi nutritivi, di tornare affettivamente alle sensa-
zioni originarie dell’infanzia: Al vi, si diceva, l’è la tèta
d’i vèc! 13
Erano molte le espressioni scherzose che prende-
vano spunto dal vino per ricamare ironicamente su al-
cune situazioni sociali e personali. Quando si voleva
prendere in giro qualche scapolone impenitente, dedito
ai piaceri di Bacco, non era infrequente che i compagni
7 Il brodo di gallina e il decotto di cantina.
8 Il figlio della vite ha fatto guarire persone che erano morte.
9 Pane, vino e ceppi di legna, e se vuol nevicare, nevichi pure.
10 Scarpa larga e bicchiere pieno e tutto il mondo … come viene viene.
11 Latte e vino fanno un bel bambino.
12 Quando i capelli cominciano a ingrigire, lascia le donne a attaccati al vino.
13 Il vino è il biberon degli anziani.
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